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Volare non basta: cosa ci insegnano i droni sulla comunicazione

Simone Dragonetti
Marketing Manager

C’è stato un tempo in cui solo le grandi produzioni cinematografiche potevano permettersi riprese aeree. Oggi, con un drone da poche centinaia di euro e uno smartphone, chiunque può alzarsi in volo e ottenere prospettive spettacolari.

Ma questa democratizzazione del volo ha davvero portato a una narrazione più consapevole?

Il drone è uno strumento potente, ma non è (solo) un giocattolo. È una macchina complessa, che richiede competenze, responsabilità e — soprattutto — visione. Ti permette di guardare il mondo da angolazioni impossibili da terra, ma non è la tecnologia a fare la differenza. È l’intenzione dietro a ogni volo. Il drone è un mezzo, non un fine. E come ogni mezzo espressivo, ha bisogno di direzione.

Il linguaggio del drone

Nel cinema, ogni movimento di camera ha un senso: accompagna una narrazione, rafforza un’emozione, guida lo sguardo. Lo stesso principio vale — o dovrebbe valere — per i droni.

Il rischio, però, è lasciarsi conquistare dalla sola novità della prospettiva. Come se l’altezza bastasse a rendere tutto interessante. Ma non è il punto di vista a contare, è cosa ci fai con quel punto di vista.

Anche per i droni serve costruzione dell’inquadratura, pensiero dietro ai movimenti. Non basta alzarsi in volo: bisogna decidere cosa raccontare, e come farlo.

Dal punto di vista comunicativo, l’uso del drone va dosato. Le riprese aeree sono spettacolari, ma se usate troppo rischiano di diventare fredde, impersonali. La chiave è l’equilibrio: scegliere quando e come usarle per dare forza al messaggio, non solo per “riempire” lo spazio visivo.

Regole, patenti e spazi proibiti

Prima di decollare, bisogna fare i conti con una parte invisibile: regole, limiti e responsabilità.

In Italia è l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) a stabilire dove, come e con quali autorizzazioni si può volare. Non tutte le zone sono accessibili. Centri abitati, aeroporti, zone militari: in questi casi volare può essere vietato o consentito solo con determinati patentini. E le sanzioni, in caso di violazione, possono essere anche molto pesanti — fino al penale.

Le certificazioni non sono tutte uguali. Si va dalla categoria Open (più comune e accessibile) alla Specific, pensata per operazioni complesse e professionali ad altre ancora più specializzanti. In altre parole: per volare legalmente e in sicurezza, servono preparazione, conoscenza, aggiornamento continuo.

Improvvisare non è mai una buona idea. Affidarsi a professionisti, in molti casi, è la scelta più sicura — e spesso anche la più conveniente nel lungo periodo.

Purtroppo, questi aspetti vengono ancora sottovalutati o ignorati. Fare informazione completa significa anche portare attenzione su ciò che non si vede — ma che conta, eccome.

Volare con un drone richiede pianificazione. Ogni dettaglio è importante: la giornata, le condizioni meteo, la luce, le zone accessibili. Serve studio, attenzione, e soprattutto esperienza.

Conclusione

I droni hanno reso accessibili angolazioni che un tempo erano impensabili. Ma come ogni strumento, il loro valore dipende da come vengono usati.

Per ottenere riprese davvero utili e ben fatte servono competenze tecniche, attenzione alle regole e un minimo di progettualità.

Volare è facile. Comunicare bene, anche dall’alto, richiede qualcosa in più.

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