Kantieri

Quasi Amici.

Simone Dragonetti
Simone Dragonetti
Marketing Manager

L’altro giorno, guardando un po’ di video online, trovai un video di una telecamera di sorveglianza di casa che riprendeva un tappeto elastico durante la notte. Ad un certo punto, su questo tappeto elastico arrivava una famiglia di conigli ed iniziava a saltarci sopra. Trovai il video divertente e lo condivisi con la mia famiglia, scoprendo successivamente che quello era un video falso, generato dall’AI.


Ci siamo cascati anche noi, che di mestiere realizziamo video e foto autentiche. Questo episodio ha chiaramente suscitato delle riflessioni.


Nel 2025 il generato e la realtà vanno a braccetto. L’intelligenza artificiale è ormai diventata parte della nostra quotidianità, come fece lo smartphone un po’ di anni fa. Siamo abituati a queste rivoluzioni tecnologiche che ogni tanto danno una forte scossa alle nostre abitudini, ma questa volta sembra un po’ diversa.


È come se avessimo trovato la lampada di Aladino, capace di rispondere ad ogni nostra richiesta, senza nemmeno il vincolo delle tre domande. L’IA sembra non avere limiti, e questa cosa ha già destato alcune preoccupazioni: posti di lavoro a rischio, lauree che potrebbero diventare inutili, istruzione danneggiata dall’uso intensivo degli studenti, creativi a rischio sostituzione.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MONDO DELLA COMUNICAZIONE.


Osserviamo i problemi che abbiamo incontrato nel mondo della comunicazione, quello che ci compete.

L’assenza di limiti accelera i processi a tal punto da rischiare di renderli quasi del tutto automatizzati.
 L’IA è in grado di produrre contenuti visivi come foto e video in modo rapido e spesso gratuito, o comunque a bassissimo costo. I risultati, però, sono spesso lo specchio di questa pigrizia, con contenuti che non comunicano molto.

Un algoritmo, per definizione, non può uscire dai propri schemi, non può creare da zero e non è creativo. Al contrario, fotografi, copywriter e videomaker sono scelti proprio per la loro capacità narrativa e creativa.
 I contenuti generati con l’intelligenza artificiale sono spesso riconoscibili e, a livello comunicativo, provocano reazioni deboli o addirittura negative. Sono prodotti impersonali e privi di identità.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MONDO DELLA COMUNICAZIONE.


Osserviamo i problemi che abbiamo incontrato nel mondo della comunicazione, quello che ci compete.

L’assenza di limiti accelera i processi a tal punto da rischiare di renderli quasi del tutto automatizzati.
 L’IA è in grado di produrre contenuti visivi come foto e video in modo rapido e spesso gratuito, o comunque a bassissimo costo. I risultati, però, sono spesso lo specchio di questa pigrizia, con contenuti che non comunicano molto.

Un algoritmo, per definizione, non può uscire dai propri schemi, non può creare da zero e non è creativo. Al contrario, fotografi, copywriter e videomaker sono scelti proprio per la loro capacità narrativa e creativa.
 I contenuti generati con l’intelligenza artificiale sono spesso riconoscibili e, a livello comunicativo, provocano reazioni deboli o addirittura negative. Sono prodotti impersonali e privi di identità.

Quando ci imbattiamo in aziende che scelgono queste soluzioni, la prima impressione — e non solo la nostra — è che sia stato dedicato poco impegno al prodotto. Ma comunicare scarso impegno significa trasmettere inaffidabilità e superficialità: due valori che non vogliamo incontrare quando dobbiamo spendere dei soldi.

Un altro aspetto che l’IA non può sostituire è la necessità, per le aziende, di documentare realmente i propri risultati, eventi e attività. Per quanto avanzata possa essere, l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di sostituire la documentazione della realtà.

A BRACCETTO.

Già Galileo Galilei diceva che dietro ad ogni problema c’è un’opportunità, e noi ne siamo convinti. Il potenziale di questa tecnologia è enorme ed è palese a tutti. Possibile che non esista un modo per giocare con questo fuoco senza bruciarsi?

Abbiamo provato a superare le ostilità tra i nostri mondi e vedere se ci fosse spazio per un’amicizia tra noi creativi e l’IA.
Abbiamo infatti implementato questa tecnologia nei nostri timelapse, pensando che queste due realtà potessero davvero restituire al cliente un servizio innovativo che mantenesse la nostra idea creativa, ma che con l’implemento dell’IA potesse fare dei passi in più.

Il nostro servizio, quindi, non riguarda più la sola ripresa video del cantiere. Con questa innovazione, la nostra macchina Timelapse diventa come un grande occhio sui lavori, capace di fornire dati utili ai project manager, direttori tecnici e di cantiere.
Il servizio ora può fornire informazioni come:

  • Se gli operai utilizzano i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)
  • Orari della giornata lavorativa di maggiore produttività
  • Zone del cantiere con maggior traffico di personale
  • Giornate della settimana più produttive

CONCLUSIONE

Quello che abbiamo capito è che l’intelligenza artificiale non va combattuta, ma compresa. Non dobbiamo lasciare che sostituisca la nostra creatività, ma possiamo usarla come estensione del nostro sguardo e delle nostre capacità.

Nel nostro settore, la differenza continueranno a farla le idee, la sensibilità, il tocco umano. Ma se al nostro fianco abbiamo uno strumento capace di supportarci nei processi più tecnici e analitici, possiamo restituire al cliente un servizio più completo, più efficiente e persino più sostenibile, diventando davvero quasi amici.

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